Come Superare la Paura della Mancanza Definitivamente
Provi anche tu questa paura della mancanza?
Che cosa temi?
Di non avere abbastanza denaro per nutrirti? coprirti? avere un tetto sulla testa?
O forse hai paura di rivivere un’umiliazione che hai subito per mancanza di conoscenze, o di rimanere solo e soffrire per mancanza di affetto?
Forse non lo sai, ma la paura della mancanza può indurti anche ad accumulare:
- accumulare alimenti,
- accumulare beni immobili,
- accumulare titoli di studio,
- accumulare relazioni amorose
La paura della mancanza può tradursi in una tendenza al risparmio: passare la vita a fare economie significa vivere nella paura della mancanza e crearsi la mancanza stessa.
La paura della mancanza può tradursi in paura di perdere:
- perdere il lavoro,
- il denaro,
- i clienti,
- la propria attività,
- la persona amata.
La paura di perdere coloro sui quali si fa affidamento ci rende possessivi, ed è proprio quello che ce li fa perdere davvero.
Al contrario della generosità, la meschinità non genera mai abbondanza.
Quali sono le credenze che ti sbarrano la strada verso l’abbondanza?
1.“ è difficile per me, ma non per gli altri!”
Francesca 35 anni aveva sempre difficoltà economiche, faceva fatica a pagare le sedute, a volte doveva chiedere soldi in prestito all’amica.
Quando la incontro era ossessionata dalla paura di non avere abbastanza denaro.
Il suo atteggiamento negativo e pessimistico, faceva sì che si attirasse proprio il tipo di situazioni che non facevano altro che confermare la sua credenza.
L’aiutai a ritrovare quella bambina di sei anni che aveva vissuto una situazione famigliare difficile, il padre aveva perso il lavoro e lei non si poteva permettere nulla, le sue amiche non avevano problemi, lei sì e questo la faceva soffrire molto.
La invitai a capire che tutti quanti senza eccezione devono affrontare delle difficoltà. L’unica differenza è che ciascuno la vive in modi e momenti diversi e che ogni prova che dobbiamo superare contiene una lezione, che è necessario integrare ciascuno nella propria evoluzione.
“Forse i tuoi genitori avevano bisogno di imparare a essere coraggiosi, a non arrendersi di fronte alle difficoltà” le ho detto.
Lei si è riconosciuta in questa lezione perché mi ha risposto:”sì è quello che devo imparare anche io”.
E in effetti ogni prova porta con sé un dono che si scopre dopo averla superata.
La sua domanda è stata: Quale nel mio caso?
“Forse quello di credere nella vita! le ho risposto.
2.“Chiedere è umiliante”
per molte persone chiedere è come dire :”non me la so cavare da solo”, sono un incompetente, non valgo nulla.
Federico nella sua relazione di coppia non chiede quasi mai nulla, quando lo fa vive un’eventuale indisponibilità da parte della compagna come una dimostrazione di scarso interesse nei suoi confronti, reagisce chiudendosi in se stesso.
il suo atteggiamento fa credere alla compagna che lui non la ami, inducendola a rifugiarsi nelle sue attività.
Federico sentendosi profondamente infelice sceglie di farsi aiutare prima di porre fine al suo matrimonio.
Durante il nostro lavoro ha rivissuto un’esperienza della sua infanzia dove si era sentito di non essere importante.
Da bambino aveva espresso il desiderio di studiare pianoforte, ma i suoi genitori non avevano accolto questa sua richiesta e lui si era rassegnato a giocare a calcio con gli amici.
Aveva vissuto tutto questo come: “io non valgo per i miei genitori” e questa era la stessa sensazione che provava quando la sua compagna non prestava attenzione a un suo desiderio.
Ma cosa doveva imparare Federico da quella esperienza?
Dopo avere fatto quella richiesta ai genitori neppure lui era tornato sulla questione, di modo che essi furono autorizzati a credere che si trattasse soltanto di un’idea come un’altra.
La stessa cosa accadeva con la compagna: se le chiedeva qualcosa e non otteneva risposta, evitava di ritornare alla carica .
Il fatto che ci si dimentichi di qualcosa che abbiamo chiesto oppure che un nostro progetto non venga accettato, non significa che non valiamo nulla.
Una storia buddhista narra che quasi tutti i postulanti che si presentavano alla porta del monastero venivano respinti, la maggior parte se ne andava e non tornava più, ma uno di loro rimase in attesa dietro la porta. Al calar della notte si coricava sullo zerbino e continuò così per diversi giorni, finché alla fine del quinto giorno la porta si aprì ed egli fu accolto nel monastero. La sua perseveranza malgrado il rifiuto aveva dimostrato che egli nutriva davvero un intenso desiderio di entrare in quel monastero.
Se non chiedi, e a volte se non insisti nella tua richiesta, come può il tuo interlocutore sapere che per te si tratta di una cosa importante?
3. “Chiedere non sta bene”
Sara mi racconta che da bambina aveva visto una bella casa delle bambole in una vetrina e aveva detto alla madre: “ guarda che magnifica casa delle bambole, sono sicura che molte bambine sarebbero felici di riceverla per Natale…” la mamma però non gliela comprò, lei ne trasse la conclusione che chiedere era sbagliato e non chiese più nulla.
Se però ci esprimiamo in modo ambiguo quando facciamo una richiesta, la cosa può non essere chiara per la persona che la riceve.
Quindi spiegai a Sara che se lei avesse detto: “Mamma mi piace moltissimo quella casa delle bambole, sarei proprio felice di riceverla in regalo”, il messaggio sarebbe stato inequivocabile, e la madre avrebbe potuto decidere liberamente se comprarla oppure no.
I messaggi ambigui nascono il più delle volte dalla paura di chiedere e possono essere percepiti dall’interlocutore come una manipolazione.
Quindi non è il chiedere in sé che è sbagliato, quanto piuttosto il modo in cui lo facciamo.
Ciò non toglie che occorre distinguere tra assicurarci che l’altro abbia ben capito che cosa desideriamo e forzarlo ad accontentarci.
Forzandolo provocheremmo un atteggiamento di chiusura.
Esprimere con onestà i nostri desideri e lasciare all’altro la libertà di corrispondervi, significa rispettarlo e offrirgli la possibilità di avere il piacere di renderci felici.